MAURO REPETTO, UN VISIONARIO CHE È CRESCIUTO IN FRETTA E NON È CRESCIUTO MAI

Di Gino Morabito

Dal Mauro, che ballava sul palco al fianco di Max, al Repetto manager per la Walt Disney Company Paris sono passati trent’anni. In mezzo la New York Film Academy, una laurea in Lettere, l’album “Zuccherofilatonero”, una moglie e due figli. Il percorso umano e artistico di un visionario che è cresciuto in fretta e non è cresciuto mai.

Dopo il successo delle anteprime primaverili, l’11 ottobre al via il tour “Alla ricerca dell’uomo ragno”. In concomitanza con l’attesissima serie su Sky, in scena il co-fondatore degli 883 in un percorso straordinario che trasporta i fan dello storico gruppo in un viaggio a ritroso nel tempo attraverso il racconto della sua vita e dell’avvincente storia della band che ha segnato una generazione.

«Un raggio di nostalgia: due menestrelli che passano ogni pomeriggio tra le strade della Pavia filo imperiale ghibellina scrivendo canzoni con un solo obiettivo, consegnarle al conte Claudio Cecchetto. Ecco, questo spettacolo mi permette di rivivere le sensazioni e le emozioni che ho vissuto con gli 883, e di riassaporare sul palco dei teatri italiani un raggio di quei pomeriggi passati con Max a scrivere le canzoni della nostra vita.»

Dopo una vita altra la necessità di riaffermare che esiste.

«Sono sempre esistito: nella mia vita professionale di event executive e in quella familiare. Poi, un caso fortuito ha voluto che per Natale ricevessi gli auguri da Stefano Salvati, il regista di “Jolly blu”.»

Da lì è nata l’idea di una nuova collaborazione in Italia.

«Abbiamo cominciato a buttare giù delle idee che si sono concretizzate questa scorsa primavera, quando ho presentato, per la prima volta, “Alla ricerca dell’uomo ragno”. Uno spettacolo teatrale innovativo che sancisce e rinnova quella voglia mai sopita di rimettermi in pista.»

Tutto è partito da un’ammissione: “Non ho ucciso l’uomo ragno”, il libro edito da Mondadori e scritto insieme a Massimo Cotto.

«A volte, sei talmente deluso che ti vien voglia di ucciderlo. Sono quei periodi in cui credi di stare per spegnere i sogni dentro di te e che non ti basti più il carburante per andarne a cercare altri. Così come ci sono giorni nei quali hai una gran voglia di tenerlo vivo l’uomo ragno. Non si tratta di un’azione irreversibile.»

Una storia che ci aiuta a comprendere la decisione di diventare anonimo.

«Avevo scelto di ricominciare da zero, di essere invisibile, quasi fossi un fantasma. Trascorrevo delle ore nella metropolitana parigina a vedere un’enorme quantità di persone immerse nelle loro vite, con il forte bisogno di immedesimarmi in quella mole industriale di razza umana. Poi gli occhi di una ragazza mi hanno tratto fuori dalla zona d’ombra per riportarmi nel nuovo capitolo della mia storia.»

Il successo clamoroso. Poi la crisi, il panico, il disorientamento. Tutto ad un tratto: “Fermate la giostra, voglio scendere!”.

«Non ho mai pensato di scendere dalla giostra, quanto piuttosto di salire su un’altra che andasse ancora più veloce.»

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