RAOUL BOVA: HO CERCATO NELLA GENTILEZZA DI RITROVARE ME STESSO

Di Gino Morabito

Il destino di campione di nuoto si è infranto sotto il peso delle aspettative. Ha fatto i conti con la sua bellezza e con un crollo psicologico durante il primo provino importante. La rabbia, lo sfogo, la liberazione. Un carico di umanità davanti al quale non si può restare indifferenti e Raoul Bova diventa artefice del proprio successo. Da lì una carriera in continua ascesa, passando per il sogno americano e la popolarità in Italia, dov’è in assoluto uno dei volti più amati del piccolo e del grande schermo.

Torna a indossare i panni di don Massimo per la nuova stagione di “Don Matteo”. Diretta da Riccardo Donna, Enrico Ianniello e Francesco Vicario, dal 17 ottobre in prima serata su Rai 1, è in onda la serie giunta alla sua 14ª edizione. Nel cast, con il celebre attore e regista romano, il maresciallo Cecchini-Nino Frassica, Natalina e tutti gli altri personaggi che ruotano attorno alla caserma di Spoleto.

«Don Massimo è entrato nell’affetto della gente di Spoleto, è un po’ più sereno. Adesso insegna catechismo ai bambini, religione a scuola e si trova a confronto con una realtà che non si aspettava, la sorella che arriva dal passato e con cui non aveva un buonissimo rapporto, e iniziano pian piano a conoscersi.»

Ricorre il tema del perdono. Dare una seconda opportunità, dunque. Sempre e comunque.

«Trovo che sia estremamente importante. È un atteggiamento che implica il perdono, l’accettazione della diversità, di quegli errori commessi spesso per fragilità. Un pensiero che mi riporta inevitabilmente ai detenuti. Ritengo che sia contro qualsiasi forma di umanità il non voler considerare la possibilità di recuperare una persona che ha sbagliato.»

La cronaca riferisce tragicamente di casi di femminicidio e di continue violenze perpetrate sulle donne e sui più deboli. Resta comunque difficile mettersi nei panni di chi subisce la perdita.

«Ammiro quei genitori che hanno la forza di perdonare, pur sapendo ciò che hanno perso e che non riavranno mai più, invece che accanirsi contro chi ha sbagliato. La vita è sacra, anche quella del più feroce degli assassini, e va salvata.»

L’odio, il rancore non sono un deterrente efficace. Talvolta la risposta si trova nel silenzio.

«Ho avuto la possibilità di crescere restando in silenzio ad ascoltare, mantenendo quella sana educazione che mi è stata impartita e soprattutto il rispetto.»

I ricordi, l’infanzia, i suoi genitori, i primi amori. Tanta malinconia ma anche grande voglia di vivere. In quello sguardo c’è un sentimento di fratellanza.

«Osservo il mondo, le persone, quel desiderio incontrollato di voler a tutti i costi indirizzare il nostro cammino, con il risultato di snaturarci. Ed è incredibile come poi la vita raddrizzi il tiro, tracciando una linea invisibile che seguiamo inconsapevolmente e che ci riporta alla nostra essenza. La sfida più difficile è rimanere sé stessi, perché ti mettono a dura prova. La vita ti porta a commettere degli errori e, se non perdi te stesso, sei riuscito a lasciare qualcosa. Umanamente, ho cercato nella gentilezza di ritrovare me stesso. Ed è quello che mi auguro di ricevere dagli altri

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