Di Giandomenico Morabito –
Con una line-up che comprende Diego Masciotti (chitarra e voce), Giovanna Vedovati (basso) e Nicola Vedovati (batteria), i Tiger! Shit! Tiger! Tiger! ritornano nell’eccellenza della scena rock nazionale. Ed è “Bloom”!
Il disco ha inizio con la track “Memory”, che si caratterizza per un buon suono distorsivo e con un cantato dimesso, che ben colora in maniera chiaroscurale l’intera composizione. “Stones” celebra l’estraniazione di un approccio vocale che ci riconduce liberamente a certo shoegaze.b Per il resto, questo brano si contorna di un’attitudine post-psych, che potrebbe mandare in estasi i fans dei Black angels.
“Dark thoughts” sfodera una certa scioltezza nella sua allure decadente, esplodendo in escandescenze psych-noise. “Endless” è un episodio che si evidenzia nella sua caratura di slow song per appassionati sad losers. Siamo nei landscapes musicali di un nowhere sonico, in cui è esaltata una venatura tanto vivida quanto dimessa. “Empty pool” decifra con sicumera una concezione stilosa, che possiamo collocare in una coazione di consapevole disperazione, che lancia note di spontaneo noise che non si cicatrizza nella maniera.
“Blanket” è fluido lisergico, pronto da dosare per esorcizzare i demoni dei più accaniti timpani dipendenti dalla psichedelia rumorosa. “In between” è certamente una canzone deliziosa, che spara pennellate alternative rock, che non si discostano dalle direttrici di genere segnalate precedentemente. “Hands down” lascia roteare liberamente a 360 gradi l’esperienza tardo-Sonic Youth per quanto concerne l’impostazione chitarristica, così soave nel gettarci nello sconforto di una realtà arresa.
“Afterwards” è grigio post-punk, che forgia lapilli emotivi, che la voce di Masciotti lascia erodere nella sua visceralità. La finale “Melting forest” è segnata da un soft touch, che ci lascia trasvolare nei cieli di un’idea di rock, che vuole liberarsi dall’orpello della formula, a favore della più naturale espressività policromatica dell’anima. Eccellente.