LOVE IN THE MORGUE, L’ALLUCINAZIONE MUSICALE DI TONY LEMON

Di Giandomenico Morabito

Tony Lemon pubblica “Love in the morgue”, un’allucinazione musicale popolata di esistenze marginali, disperate, danneggiate. L’artista siciliano Antonio Limina giunge al suo terzo disco con una line-up di tutto rispetto, che comprende innanzitutto il nostro (voce, chitarre, synths e strings), Ottavio Leo (basso, programming e Moog), Andrea Nunzio (batteria) ed Enzo Longo (chitarra). L’album esce per Viceversa Records.

Il primo brano di questa raccolta è “Won’t you sink the knife” e si scorge subito un’inflessione eighties molto fluida, se si vuole nei territori dei più magnificenti U2 (periodo “The Joshua tree”). “Lies” conferma l’amalgama di un suono compatto, che gioca sulle intersecazioni tra sezione ritmica, chitarre e synth, percorrendo un mood che può essere assorbito dai fan dei Simple Minds. “Quite hard to ride upon” è identificazione British, che si trova a suo agio nei lidi arty di un approccio stilistico di musicisti come i Suede (si pensi soltanto alla voce).

“Plagiarized” celebra questo viaggio musicale, ossia un trip compositivo, che veleggia tra la seconda metà degli ‘80 ed i ‘90 con un taglio di scrittura attuale nella sua genesi, che si celebra nella versatilità della voce di Lemon. “The last call” è una slow song ed è un buonissimo esempio di Brit-rock, cementando in noi la convinzione di una forma canzone snella e qualitativa. “Piece of scum” si focalizza in questa sorta di new wave, che vuole trasmutarsi in una codificazione fuori dal tempo, se c’immergiamo esclusivamente nel suono del synth ed un’altra volta nel cantato multiforme. “A marvelous light” si concretizza nuovamente in una visione le cui note si snodano come in un viaggio del gambero, indietro nel tempo, sulla scia di un’interpretazione che gli ascoltatori di U2 e Pulp potrebbero far loro.

“Half a life” assume un incedere a la Cure, qualificandosi in un sound chitarristico trascinante ed in una voce che cattura nella sua sicumera espressiva. “A thug on the run” ancora ci lascia attoniti per il motivo che questa band cova con scioltezza un’idea di canzone dal respiro internazionale, scegliendo lo status UK, modellandolo a proprio piacimento. Infine, “Things” è infatti rock 2024 dalle tinte di un’onda musicale che, nella sua miscellanea, celebra un’elaborazione senza le sabbie mobili della calligrafia, ma sondando le profondità di una musicofilia applicata con successo.

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