VIETATO DIMENTICARE I TORMENTONI ANNI NOVANTA

De La redazione

Una tutina a fiori come quella delle ragazze di “Non è la Rai”, la frangia liscia fresca di phon che fa pendant con la chioma foltissima permanentata e, ai piedi, gli anfibi di pelle perché si usano anche con 40 gradi. Siamo in una estate dei Novanta. In tivù c’è il “Festivalbar” e nel bicchiere l’acqua con la bustina di cristallina, da bere con le bollicine. Salto nel tempo effettuato. Non resta che ricordare i tormentoni di trent’anni fa, che di sudore, scarpe e zoccoli ce ne hanno fatto consumare e che, ancora oggi, ci fanno ballare.

Da “What is love” di Haddaway a “All that she wants” degli Ace of Base, fino a “The rhytm of the night” di Corona per arrivare agli Snap che, con “Rythm is a dancer”, hanno contribuito all’acquisto dei mega impianti stereo che occupavano una parete del salone (escluse le casse appese a ganci di ferro che, manco a dirlo, facevano molto “disco house”).

Litigi condominiali messi a verbale a parte, le canzoni dance continuavano a fioccare e di mettere la testa e i piedi a posto non se ne parlava proprio. Perché, pure se erano un po’ demenziali, fermi non si poteva stare quando partiva “Su e giù” dei Vernice, “Per colpa di chi?” di Zucchero, “Hanno ucciso l’Uomo Ragno” degli 883 e il mitico ritornello “Ski ba bop ba dop bob” di Scatman.

Alzi la mano, poi, a chi non scende la lacrimuccia quando becca alla radio “Always” di Bon Jovi”, “Zombie” dei Cranberries, “Missing” degli Everything but the girl e “Io ti cercherò” di Jovanotti. Perché alcuni tormentoni, pure se ci hanno “tormentato” trent’anni fa, di essere dimenticati non ne vogliono sapere. E, musicassette distrutte e cd graffiati a parte, li canticchieremo ancora. Per sempre.

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